“È fatta”. Così Paolo De Castro, parlamentare europeo e già Ministro dell’Agricoltura, ha commentato la chiusura del negoziato tra le istituzioni Ue, durato tre anni, tutt’altro che scontato e che vedrà l’entrata in vigore della prossima riforma PAC l’1 gennaio 2023. Dopo quasi 24 ore ininterrotte di negoziato, il cosiddetto trilogo tra Parlamento europeo, presidenza di turno portoghese del Consiglio e Commissione, “siamo riusciti a trovare un accordo sulla riforma della Politica agricola comune, precisa De Castro, che accompagnerà i nostri agricoltori, e tutti i cittadini europei fino al 2027. Un accordo nel segno della sostenibilità economica, ambientale e sociale senza precedenti nella storia della Pac. Siamo riusciti a salvaguardarne la dimensione comune, evitando distorsioni di concorrenza tra agricoltori di differenti Stati membri. Abbiamo rimesso al centro il ruolo delle regioni, che continueranno a essere un attore principale nella redazione dei Piani strategici nazionali. Abbiamo inserito poi il terzo pilastro della politica agricola, quello sociale”. Per gli obiettivi economici della PAC, De Castro segnala che “non sono stati indeboliti grazie ad un 15% di aiuti diretti che verrà riservato al sostegno accoppiato alle produzioni più rappresentative del Made in Italy, dal pomodoro all’olivicoltura, e il rafforzamento delle misure di gestione del rischio contro le perdite di produzione o di reddito che ora saranno finanziabili anche tramite i pagamenti diretti agli agricoltori; infine l’estensione degli interventi settoriali a tutti i prodotti, incluse le patate fresche”. Sul piano della tutela dell’ambiente il settore agricolo, secondo De Castro, “sarà chiamato a un ulteriore sforzo, per sistemi produttivi sempre più sostenibili: per questo, gli eco-schemi premieranno fino al 25% dei pagamenti diretti quegli agricoltori che metteranno in campo pratiche innovative e in grado proteggere i livelli unici di biodiversità che caratterizzano le aree rurali del nostro Paese”. Infine, sul regolamento relativo alla Organizzazione comune dei mercati, l’intesa prevede misure sull’etichettatura del vino che rappresentano un importante traguardo per la trasparenza delle informazioni verso i consumatori fortemente voluto dal settore, così come, segnala il parlamentare, “l’estensione a tutti prodotti Dop e Igp della possibilità di effettuare programmazione della produzione per meglio rispondere alla sempre maggiore volatilità dei mercati, senza alcun rischio di violazione delle norme sulla concorrenza, come attualmente possibile solo per salumi, vini e formaggi”.
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