La biodiversità è un vero e proprio tesoro dal punto di vista culturale, ambientale ed economico, patrimonio che va tutelato e valorizzato. La Giornata Mondiale della Biodiversità si celebra ogni 22 maggio. È stata proclamata nel 2000 dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite per celebrare la firma della Convenzione sulla Diversità Biologica (CBD), un accordo internazionale che mira a proteggere la biodiversità e a promuovere lo sviluppo sostenibile. Soprattutto oggi dove molti sono i pericoli per l’ambiente di provenienza antropogenica, come i cambiamenti climatici, il consumo di suolo, semplificazioni colturali, inquinamento, etc. Ad esempio, circa 2/3 della frutta antica a livello varietale è andata perduta nel secolo scorso. A fronte delle circa 400 varietà di mele catalogate nel nostro paese, segnala Coldiretti, il 90% del mercato è costituito da solo 4 di queste.
Ma l’Italia è davvero uno scrigno di biodiversità. Il Rapporto Annuale sulla Biodiversità tracciato dal National Biodiversity Future Center (NBFC) evidenzia come il Belpaese sia il cuore pulsante della diversità biologica mediterranea, ospitando circa il 50% delle specie vegetali e il 30% di quelle animali di interesse conservazionistico. Il nostro Paese ospita oltre 58.000 specie faunistiche e 6.700 specie vegetali. Realtà la cui sopravvivenza è minacciata da oltre 3.500 varietà aliene, la cui presenza è ben documentata e si stima aumenti ogni anno di altre 200, favorita dalla crisi climatica e dalla globalizzazione.
A livello planetario, degli oltre otto milioni di specie viventi presenti sulla Terra, uno è a rischio estinzione. Ma anche più dell’80% degli habitat in Europa versa in cattivo stato di conservazione con ripercussioni sui servizi ecosistemici.
L’agricoltura biologica, che non utilizza sostanze chimiche di sintesi ma si basa su pratiche ecologiche che preservano la fertilità del suolo e gli habitat naturali, sottolinea FederBio, contribuisce in modo significativo alla tutela della diversità biologica e costituisce un vero e proprio strumento di conservazione attiva dei servizi ecosistemici.
Da una ricerca che ha analizzato 528 pubblicazioni sugli effetti dell’agricoltura biologica, emerge che le aziende agricole biologiche, rispetto a quelle convenzionali, registrano un incremento fino al 95% delle piante, in particolare di quelle erbacee spontanee, una crescita del 35% dell’avifauna, un aumento del 23% degli insetti impollinatori e del 61% di varietà di specie di semi dormienti nel suolo. Le pratiche biologiche contribuiscono, inoltre, alla protezione dei terreni, delle acque e alla riduzione delle emissioni di azoto, con una diminuzione media del 28%. Ovviamente lo studio rileva anche che la conversione al biologico determinerebbe la drastica riduzione del 90-95% dell’uso dei pesticidi di sintesi di chimica.

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