L’inverno ha lasciato l’Italia del nord a secco con precipitazioni al di sotto della media, dopo un 2022 in cui era già caduto il 30% di pioggia in meno. Gli effetti sono evidenti con i grandi laghi che hanno ora percentuali di riempimento che vanno dal 22% del lago di Como al 38% del lago di Garda fino al 44% di quello Maggiore mentre il livello idrometrico del fiume Po al Ponte della Becca è sceso a -3,2 metri, come in piena estate, e si registra anche lo scarso potenziale idrico stoccato sotto forma di neve nell’arco alpino ed appenninico.

Non c’è acqua da perdere: senza risorsa idrica non ci sarà il riso. Ad esempio a Isola della Scala in provincia di Verona nel cuore della produzione del riso veneto, dove si coltivano quasi 3mila ettari di chicchi con denominazione IGP come il Vialone Nano oltre al Carnaroli, segnala Coldiretti, lo spettro del raccolto a rischio è quasi una realtà. La produzione dell’anno scorso – conferma l’azienda agricola dei Fratelli Melotti – ha registrato un calo del -19,7% a causa della carenza di precipitazioni e delle alte temperature. Nel Basso Polesine, dove si coltiva un altro riso IGP, quello del Delta del Po, ha inciso soprattutto l’infiltrazione del cuneo salino – spiegano preoccupati i risicoltori.

Va detto che ogni giorno, in Italia, consumiamo circa 241 litri di acqua a persona e ne sprechiamo più di 150, mentre nel mondo più di mille bambini, sotto i cinque anni, muoiono a causa di malattie legate ai servizi idrici. E che la siccità sta mettendo in ginocchio tutto il Mediterraneo, trovando gran parte dell’Africa con la maggiore insicurezza idrica e l’Italia in una posizione di rischio forte 3, su scala da 0 a 5, per carenza di acqua piovana e di riserve negli invasi.

Pesa il 45% di neve in meno sulle Alpi e il Po a secco, una dispersione idrica arrivata al 40% e invasi che non trattengono più dell’11% di acqua piovana. Senza contare la spesa a carico degli agricoltori per mantenere comunque irrigate le colture.

Intanto, la primavera è arrivata, per l’agricoltura si avvicina la stagione dei raccolti e, stime Cia, si prevede già un grande deficit nei campi con crolli produttivi dal 10% al 30%, per colture importanti come mais e riso.

Serve perciò avviare la sperimentazione in pieno campo delle nuove tecniche di miglioramento genetico (New Breeding Techniques – NBT o TEA) per colture più resistenti a calamità naturali ed eventi estremi, oltre a dare al Paese una legge nazionale contro il consumo di suolo, visto che le aree perse, dal 2012 a oggi, avrebbero garantito l’infiltrazione di 360 milioni di metri cubi di pioggia.

Entro il 2030 la domanda di acqua dolce supererà del 40% la disponibilità e come segnala il World Water Day che si è celebrato il 22 Marzo, è necessario “accelerare il cambiamento per risolvere la crisi idrica e igienico-sanitaria”, tornando a proporre il suo cambio di passo a trazione agricola.

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