La riforma approvata a Bruxelles lo scorso ottobre – che tutela dalle imitazioni il primato italiano con 885 prodotti riconosciuti tra alimentari e vini, dopo aver rispettato i tempi di pubblicazione in Gazzetta Europea, è ora applicabile anche per il divieto di menzioni generiche come il “Prosek” che emulano le indicazioni geografiche di altri Stati membri.
Quindi è ufficialmente in vigore la nuova norma europea che tutela le denominazioni di origine. Per l’Italia un traguardo importante: infatti la “Dop economy” nazionale ha per la prima volta superato i 20 miliardi di euro di valore della produzione.
Ciò significa, come ricorda la Regione Veneto, “Prosek dossier chiuso”.
Il nuovo Regolamento europeo sulle indicazioni geografiche mette la parola fine “a una sgradevole vicenda e questo risultato è frutto di una grande lavoro di squadra tra istituzioni, associazioni di categoria e consorzi”. Il Presidente veneto Luca zaia ricorda che c’è una riserva del nome con un decreto del 2009 “che firmai quand’ero Ministro, riconosciuto dall’Europa, e c’è il pronunciamento dell’Unesco che, nel 2019, ha dichiarato Patrimonio dell’Umanità le Colline del Prosecco di Conegliano Valdobbiadene. Ma c’è pure – prosegue il Governatore – una motivazione storica: le prime citazioni del nome ‘Prosecco’, con riferimento al vino, risalgono infatti al XIV secolo, ed esiste una cartina geografica storica in cui la città di Prosecco, situata poco a occidente di Trieste, è denominata Proseck, in ragione dell’assoggettamento, in quel periodo storico, dell’area al dominio asburgico”.

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