L’Italia è, tra i Paesi europei, che maggiormente fanno ricorso all’irrigazione: è seconda in termini di superficie irrigata solo alla Spagna (circa 2.400.000 ettari contro i 3 milioni di ettari iberici, dove si trattiene circa il 35% dell’acqua piovana contro l’11% dell’Italia) e quarta in termini di incidenza della superficie irrigata sulla S.A.U. (Superficie Agricola Utile) con circa il 9%, dopo Malta, Cipro e Grecia, che “bagna” circa il 20% della S.A.U. Per più della metà della S.A.U. (superficie agricola utile) irrigata, 1.300.000 ettari su 2.400.000, l’irrigazione è gestita in maniera collettiva ad opera di enti irrigui.
- Finalmente dei dati
Uno studio dell’Università di Trieste indica il peso economico dell’irrigazione a partire dall’effetto prodotto sul valore dei suoli agrari, stimando una relazione statisticamente significativa fra il Valore Agricolo Medio (V.A.M.) di una coltura e la possibilità di irrigarla. Lo studio dell’Università di Trieste permette di evidenziare come l’irrigazione, essenziale per la sopravvivenza di sistemi agricoli basati sulle colture specializzate, contribuisca in modo significativo al valore agricolo e quindi alla rendita di tutte le principali colture praticate in Italia, determinandone non solo l’entità, ma anche la sua stabilità nel tempo, diminuendo il rischio economico a livello di impresa agricola.
Dall’analisi emerge che il V.A.M. delle colture economicamente più importanti (seminativo, frutteto, orto, prato) si aggira sui 40.000 euro ad ettaro, con un massimo al Nord pari a 52.000 euro/ha e il minimo nel Centro, 20.000 euro/ha. Come detto, la presenza dell’irrigazione discrimina in modo significativo il valore, introducendo una differenza fra irriguo e non irriguo pari mediamente a 13.500 euro/ha; in termini percentuali questa “forbice” è più elevata al Centro-Sud (60-80%) rispetto al Nord (39%) a causa delle sempre più marcate differenze climatiche. - Benefici
Il beneficio prodotto dall’irrigazione si differenzia, oltre che per latitudine geografica, anche per colture praticate: nei seminativi, mediamente, l’incremento di valore riconducibile all’irrigazione è pari a circa il 27%. Il contributo massimo si registra per i suoli a colture specializzate: frutteto (+35%) e orto (+82%); significativo è pure il contributo fornito al valore dei prati (+48%) che, nel Nord, richiedono elevati volumi d’acqua. - Commenti
“Bastano questi dati a far capire l’indispensabile funzione produttiva dell’irrigazione per l’agricoltura italiana, nonché l’importanza dell’azione svolta in sede comunitaria, attraverso Irrigants d’Europe, per affermare la specificità dell’ambiente mediterraneo, ormai riconosciuto dalla scienza come un hub della crisi climatica”, sottolinea Francesco Vincenzi, Presidente ANBI. “Per questo – chiosa Massimo Gargano, Direttore Generale ANBI – chiediamo che i 142 Consorzi di bonifica ed irrigazione siano messi maggiormente nelle condizioni di rispondere agli interessi del Paese attraverso importanti investimenti nella ricerca e sul territorio: dalle infrastrutture idrauliche ai bacini idrici multifunzionali.”
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