Alta acidità, tannino marcato, molto astringente in bocca. Così molti consumatori cinesi descrivono il vino italiano e queste sono anche alcune delle principali difficoltà che spiegano il perché dall’Italia arrivi in Cina solo il 10% del vino importato. I consumatori sono abituati a vini più dolci e amabili, come quelli provenienti dai mercati cileno e americano, o blasonati, come i francesi. A dirlo è una analisi di Vinehoo, il portale di vendita di vino tra i più utilizzati in Cina, che mette in evidenza alcune delle principali lacune che stanno facendo ritardare l’exploit atteso del vino tricolore in questo importante mercato, dove quello italiano è il più venduto con una quota del 19,65% (gennaio – giugno 2021), mentre i vini francesi sono al 18,51%. Piemonte e Toscana sono le due regioni più popolari in Cina e i vini a base di Nebbiolo e Sangiovese i più acquistati e conosciuti. Tuttavia dal 2020 c’è stata una maggiore attenzione verso vini siciliani, alto atesini e friulani. Il Prosecco, vista la sua amabilità al palato, potrebbe avere un enorme potenziale che ancora non sfrutta. L’Etna è invece regione viticola ormai riconosciuta tra gli appassionati.
L’11 dicembre a Shanghai e il 18 dicembre a Guanzhou il vino italiano sarà al centro dell’attenzione di operatori, esperti e appassionati del settore grazie al tour “Icon Italy” che dopo il blocco del 2020 torna finalmente. Un format vincente che, toccando varie città della Cina, mette in contatto le cantine partecipanti con operatori e wine lover. La novità di quest’anno è tuttavia l’attenzione anche verso le cantine piccole-medio che altrimenti non avrebbero la possibilità di entrare in un mercato così difficile e vasto.

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