Riforma della Pac 2023-2027, approvata oggi dal Parlamento europeo in Plenaria a Strasburgo con: oltre il 65% dei voti a favore del regolamento sui Piani strategici, e il 70% a favore del regolamento Orizzontale e del regolamento sulla Organizzazione comune dei mercati. Dopo oltre tre anni dalla presentazione della proposta quindi, si è concluso il suo lungo iter legislativo e parlamentare. I testi verranno ora validati dal Consiglio europeo nei primi giorni di dicembre, per poi essere pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione entro la fine del 2021.
Si tratta di punti qualificanti di questo importante documento. A partire dal risultato storico sul fronte dei diritti dei lavoratori: per la prima volta, è stato inserito un sistema di condizionalità che eviterà che fondi pubblici finiscano nelle tasche di chi non rispetta i diritti dei lavoratori, ponendo fine alla concorrenza sleale di quegli imprenditori che lucrano a discapito della tutela dei diritti dei lavoratori. Una riforma che determinerà anche il contributo fondamentale della Pac e dei nostri agricoltori al raggiungimento degli obiettivi che l’Unione si è posta con il Green Deal, destinando almeno un quarto degli aiuti diretti agli eco-schemi e almeno il 35% dei fondi per lo Sviluppo rurale a misure ad alto valore ambientale. Ma per vincere le sfide ambientali e sociali dietro l’angolo, sarà necessaria quella conoscenza delle dinamiche territoriali che caratterizza le nostre amministrazioni regionali, che infatti ora sono protagoniste nella redazione dei Piani strategici nazionali. “Sono serviti anni di negoziato – sottolinea l’on.le europeo Paolo De Castro – ma ne è valsa la pena per una futura politica agricola forte e davvero comune, più equa e più sostenibile”.
Il difficile negoziato di questi ultimi anni – rimarca Ettore Prandini, pres. Coldiretti – ha comunque portato ad un risultato migliorativo rispetto alla proposta iniziale del 2018, in termini di risorse e di strumenti per affrontare le ambiziose sfide poste dal Green Deal europeo, per uno sviluppo del settore che sia sostenibile da un punto di vista economico, ambientale e sociale. Bisogna lavorare ora a livello nazionale per tradurre in misure semplici ed efficaci gli indirizzi dell’Ue, dall’innovazione alle politiche per favorire il ritorno alla terra delle nuove generazioni. Dal primo gennaio 2023, gli agricoltori potranno infatti contare su nuove norme, più robuste e strutturate, per giungere a un sistema produttivo più equo e green. Nel dettaglio – precisa Dino Scanavino presidente di Cia Agricoltori – tra il primo e il secondo pilastro, almeno il 60% delle risorse saranno dedicate alla nuova architettura verde, con il 25% delle risorse del primo pilastro da destinare agli eco-schemi. Un punto chiave per dare impulso all’agricoltura del futuro.

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