Come si prevede la produzione mondiale dei cereali, quali le aspettative per il prossimo anno e l’andamento dei prezzi internazionali? La XV edizione dell’evento “Romacereali” ha proposto alcuni scenari. Vediamoli.
Il quadro è certamente dominato dall’incertezza, con una proiezione di riduzione della produzione mondiale di frumento dell’1.6%, che determina una diminuzione complessiva degli stock disponibili a fine campagna del 4%. Anche la produzione di mais mondiale registra un decremento del 2.5%, con una conseguente calo degli stock del 5%. Queste evoluzioni hanno portato un aumento dei prezzi più che proporzionale sui mercati internazionali con valori, nell’ultimo periodo, superiori al +24%.
E l’Italia? Le proiezioni sono del CREA, che ha messo in evidenza i numeri positivi della nostra filiera di settore, che a fronte di 3 miliardi di importazione di cereali, esporta 6,5 miliardi di euro di suoi trasformati e derivati.
La guerra in Ucraina ha determinato un’impennata dei costi di produzione, dagli energetici ai fertilizzanti e i dati della RICA (Rete d’Informazione Contabile Agricola, gestita dal CREA Politiche e Bioeconomia, fonte ufficiale UE, che monitora il reddito e le attività delle imprese) mostrano un incremento medio aziendale del 60%, con il rischio di far uscire una azienda su 10 dal circuito produttivo.
In particolare, per il settore cerealicolo, c’è stato un incremento dei costi di produzioni tra 17.000-20.000 €, aggravando un quadro di struttura dei costi di produzioni aziendali pari o leggermente superiori alle remunerazioni dei prodotti. Il sostegno del I° pilastro della PAC aiuta a compensare questo squilibrio, ma le riforme degli aiuti accoppiati attualmente in discussione, potrebbero compromettere le rendite attese. Gli effetti della guerra e della crisi energetica sul comparto, quindi, si traduce nelle stime in un valore aggiunto negativo per la maggior parte delle imprese. In UE si è varato un primo pacchetto di aiuti alle imprese più in difficoltà, ma con un budget molto limitato.

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