WASHINGTON, DC - AUGUST 2: Food waste material processed by Compost Cab workers to create compost at Howard University Community Compost Cooperative on Wednesday, August 2 , 2017, in Washington, D.C. (Photo by Salwan Georges/The Washington Post via Getty Images)

Come segnala la FAO, circa il 14% del cibo mondiale va perso quando viene raccolto e prima che raggiunga i negozi, mentre un ulteriore 17% del nostro cibo finisce per essere sprecato da rivenditori e consumatori. Eppure ci sono circa 3,1 miliardi di persone nel mondo che non hanno accesso a una dieta sana e circa 828 milioni di persone continuano a soffrire la fame. La perdita e lo spreco di cibo rappresentano anche l’8-10% del totale dei gas a effetto serra globali, contribuendo a un clima instabile e a eventi meteorologici estremi come siccità e inondazioni.

Questi cambiamenti hanno un impatto negativo sui raccolti, riducono la qualità nutrizionale delle colture, causano interruzioni della catena di approvvigionamento e minacciano la sicurezza alimentare e la nutrizione. L’Agenda 2030 delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile prevede di dimezzare gli sprechi alimentari globali pro capite a livello di vendita al dettaglio e di consumo e di ridurre le perdite alimentari lungo le catene di produzione e di approvvigionamento.

I dati Coop sui comportamenti nei prossimi 6-12 mesi diffusi proprio in occasione della Giornata internazionale della Consapevolezza sugli Sprechi e le Perdite Alimentari indicano che nelle case italiane si gettano mediamente ogni anno circa 67 kg di cibo all’anno per abitante. Un dato che sembra confortante se comparato con quello dell’Arabia Saudita con 105 kg di prodotti alimentari che finiscono nella spazzatura, o dell’Australia con 102 chili e al Messico con 94 chili, mentre i più virtuosi sono russi (appena 33 chili di cibo buttato), sudafricani (40 chili) e indiani (50 chili). Ed anche in ambito Unione Europea emerge che i cittadini del Belpaese sono più responsabili dei cugini francesi che in un anno gettano alimentari per 85 chili a testa e tedeschi (75 kg) mentre gli inglesi appena usciti sono a quota 77 kg.

Abbiamo quindi qualche speranza. Più di un italiano su 3 (35%) taglierà gli sprechi nei prossimi mesi adottando soluzioni per salvare il cibo e recuperare quello che resta a tavola con una svolta green spinta dall’inflazione e dai rincari delle bollette.

Chi spreca? A guidare questa classifica sono le abitazioni private dove si butta mediamente circa l’11% del cibo mentre mense e rivenditori ne gettano rispettivamente il 5% e il 2%. Un fenomeno che determina anche – precisa la Coldiretti – effetti dirompenti sull’economia, sulla sostenibilità e sul piano ambientale per l’impatto negativo sul dispendio energetico e sullo smaltimento dei rifiuti

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