Sono rientrati sulla terra dopo mesi di permanenza in orbita, i campioni di olio extravergine di oliva italiano (EVO) che avevano raggiunto nel luglio 2022 la Stazione Spaziale Internazionale con Samantha Cristoforetti. L’iniziativa dell’Agenzia Spaziale Italiana e Crea, in collaborazione con Coldiretti e Unaprol, aveva l’obiettivo di studiare per la prima volta i cambiamenti causati da gravità e raggi cosmici su uno dei prodotti simbolo dell’agroalimentare italiano. Ora si procederà con lo studio dei reperti; ma a questa notizia si associa quella che l’olio italiano sta anche facendo il giro del mondo.

Infatti, negli ultimi trent’anni le esportazioni d’EVO italiano sono quasi triplicate (+170%) spinte dagli effetti positivi sulla salute associati al consumo di olio di oliva provati da numerosi studi scientifici che hanno fatto impennare le richieste.

Le esportazioni hanno così raggiunto nel 2022 quasi 360 milioni di chili grazie anche al traino della popolarità della Dieta Mediterranea che si è classificata nel 2022 miglior dieta al mondo sulla base del best diets ranking elaborato dal media statunitense U.S. News & World’s Report’s, noto a livello globale per la redazione di classifiche e consigli per i consumatori.   

Un successo alimentato da un patrimonio di biodiversità unico al mondo con 533 varietà di olive coltivate praticamente in tutte le regioni, per un totale di 250 milioni di piante dalle quali nasce il maggior numero di oli extravergine a denominazione in Europa con 42 Dop e 7 Igp oltre a decine di produzioni a km zero legate ai territori con una ricchezza di profumi e sapori che non ha eguali al mondo. Come produzione, prima la Puglia, seguita dalla Calabria.

Il principale mercato di riferimento dell’olio d’oliva Made in Italy è quello USA con quasi 110 mio /kg, il doppio rispetto a trent’anni fa. Segue la Germania, 45 milioni, addirittura quintuplicati (+403%); al terzo posto la Francia con 34 milioni (+208%). Seguono Giappone e Canada, rispettivamente con quasi 20 milioni di chili (+895%)  e 19 milioni di chili (+178%) che precedono la Gran Bretagna con 16 milioni di chili (+226%). È dunque evidente come l’extravergine tricolore sia arrivato ad imporsi anche in Paesi tradizionali consumatori di burro.

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