In tutta Italia, alvei fluviali ed invasi lacustri hanno in larga parte, ma non definitivamente, recuperato l’enorme gap accumulato in mesi di siccità estrema.
I grandi bacini del Nord, secondo ANBI, l’associazione nazionale bonifiche italiane, sono tornati in salute: il lago Maggiore, con un ulteriore incremento di 10 centimetri nel livello, registra una percentuale di riempimento pari al 94,1%, mentre il Lario è al 74,7%; esemplare è il caso del Sebino che, dopo settimane sotto media, non solo è al 97,9% di riempimento, ma ha addirittura toccato il massimo storico del periodo! Pur in evidente ripresa grazie alle abbondanti piogge, il lago di Garda (oggi al 63,6% di riempimento) resta ancora nettamente sotto i livelli medi stagionali.
In Valle d’Aosta spiccano i dati di crescita delle portate nel torrente Lys e nella Dora Baltea che, lungo il corso, ha sfiorato anche i 290 metri cubi al secondo (mc/s).
Il Po raggiunge, dopo circa due anni, livelli di portata superiori alla media con punte di piena, tipiche del periodo autunnale (ad Isola S. Antonio ha superato i 3400 metri cubi al secondo), segnando addirittura uno stato di criticità moderata a Torino.
In Piemonte, i volumi idrici trattenuti dalle dighe della Baraggia (Ravasanella, Ostola ed Ingagna), pur restando nettamente deficitari rispetto alla media del periodo, hanno ridimensionato l’enorme gap, raccogliendo in pochi giorni 2 miliardi e 300 milioni di litri d’acqua. In tutta la regione gli effetti dell’ultimo ciclone si sono ripercossi pericolosamente sulle portate dei corsi d’acqua minori, schizzate ai livelli dei più importanti fiumi italiani (ad esempio: Pellice, mc/s 362; Chisone, mc/s  250; Cervo mc/s 254). Per fare un raffronto, l’Adda quest’anno, così come nel 2022, per lungo tempo ha avuto portate attorno ai 50 metri cubi al secondo,  mentre il Po è arrivato a toccare, a fine dello scorso Luglio, mc/s 104! Tra gli altri fiumi piemontesi spiccano le portate ormai inusuali di Orco (mc/s 182 mc/s con punte di mc/s 237), Tanaro ( mc/s 739 con punte di mc/s 811), Stura di Lanzo (mc/s 346, con punte di mc/s 539).
 
A conferma di modalità pluviometriche fortemente differenziate, in Lombardia  i fiumi non registrano crescite clamorose come nel confinante Piemonte: l’Adda scende addirittura di portata, toccando mc/s 148 mc/s, il valore più basso in anni recenti ad eccezione del siccitoso 2022; anche Serio ed Oglio risultano in calo. Il deficit di risorsa idrica si attesta a -26,4% rispetto alla media del periodo, ma è +52% rispetto alla problematica annata 2022 (fonte: Arpa Lombardia).
In Liguria sono in crescita le altezze idrometriche dei fiumi Magra ed Argentina, mentre calano Entella e Vara.
Oltre ai dati alluvionali, in Emilia Romagna va  citato il caso del fiume Secchia, la cui portata si è attestata a lungo su mc/s 226, minacciando una tracimazione, che avrebbe aggravato un già tragico bilancio; nel complesso quadro idrologico regionale sorprende il calo di portata, registrato invece dalla Trebbia.
In Veneto, rispetto ad una settimana fa, i fiumi tornano a scendere: il livello dell’Adige cala di 90 centimetri, quello della Livenza di oltre 1 metro ed il Piave di circa 60 centimetri; in decremento sono anche Bacchiglione e Brenta.

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