L’ONU ha deciso nel 2020 di dedicare il 29 settembre alla lotta allo spreco di cibo per sensibilizzare governi e privati sul tema.
Ma cos’è lo spreco alimentare? Il “food waste” avviene nelle fasi finali della catena di approvvigionamento, ossia nelle case, nei servizi di ristorazione e nella vendita al dettaglio. Per comprenderne meglio la portata, ognuno di noi produce in media 74 kg di rifiuti alimentari all’anno. Lo spreco si concentra soprattutto nelle regioni a medio e alto reddito e a livello domestico: 570 milioni di tonnellate di cibo su 913 viene sprecato in casa, in media 74 kg procapite all’anno (2,3). Lo spreco di cibo ci costa circa 750 miliardi di dollari. Gli sprechi di frutta e verdura comportano la perdita di 912 trilioni di chilocalorie e di micronutrienti.
La FAO ricorda che quasi 1/3 del cibo prodotto (30%) viene sprecato in parte lungo la catena alimentare (13%) ed in parte nelle case (17%) con il risultato che nel mondo 735 milioni di persone soffrono la fame.
Ma qualche buona notizia c’è. In Italia lo spreco alimentare è calato del 12% nel 2022 rispetto all’anno precedente. In media abbiamo gettato 27 kg di cibo a persona. Uno spreco che per i consumatori vale 6,5 miliardi di euro a cui si aggiungono i 9 miliardi perso lungo le filiere.
La tendenza è confermata dal fatto che lo spreco alimentare crolla sistematicamente in 8 Paesi del mondo (tra i quali appunto l’Italia) dove scende del 25% circa e si assesta su 469,4 grammi settimana per ogni cittadino (-125,9 grammi rispetto alla rilevazione dell’estate 2022, secondo l’ultimo Rapporto di Waste Watcher International per campagna Spreco Zero, su monitoraggio Ipsos/Università di Bologna), dalla quale emerge peraltro che nella Penisola la frutta fresca è l’alimento più sprecato (33%) davanti alle insalate (24%).

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