Oggi è la Giornata della Terra. Le Nazioni Unite celebrano l’Earth Day ogni anno, un mese e due giorni dopo l’equinozio di primavera, il 22 aprile (pima edizione nel 1970), al quale aderiscono ben 193 paesi.
Come è stato detto da più parti, il nostro paineta sta soffrendo in maniera ormai evidente, gli effetti del cambiamento climatico. Una situazione globale, ma che riguardo all’aumento delle temperature, secondo il programma Copernicus – il programma di osservazione della Terra dell’Unione europea -, vede il nostro continente capeggiare questa triste classifica. Sulla scorta dei dati analizzati, l’Europa si surriscalda molto più velocemente rispetto ad altri continenti; in media si sono registrati 2,5°C in più rispetto alla media 1850-1900.
Tutto questo surplus di caldo si traduce anche in un aumento importante dell’evaporazione delle masse d’acqua, che porta a una maggiore probabilità di alluvioni in molte nazioni, fino a un 7% in più di vapore acqueo presente in atmosfera.
Nel 2023 l’Europa ha registrato un numero record di giorni in cui il caldo avvertito è stato “estremo” per il corpo umano.
All’interno di questo preoccupante quadro, in buona posizione si colloca anche il nostro paese. Un indicatore eloquente è il consumo di suolo che, secondo l’ultimo rapporto Ispra, viaggia alla velocità di 2,4 metri quadrati al secondo, con le coperture artificiali che sono arrivate a occupare poco meno di 22mila km quadrati. Se vogliamo usare una immagine efficace, nell’ultimo mezzo secolo da noi è scomparsa un’area agricola grande come l’intera Austria proprio per effetto della cementificazione e del consumo di suolo. In termini economici, questa “erosione brucia” 21 mld di cibo all’anno.
Nel 1970 la superficie agricola totale era pari a oltre 250mila km quadrati, pari all’83% dell’intera Italia, mentre oggi si è ridotta a meno di 165mila, ovvero il 55%, rileva Coldiretti su dati Istat. Un dato che fa pendant con l’abbandono delle campagne, azione storico-sociale che ha reso il Paese più fragile poiché è venuta a mancare la costante opera di manutenzione svolta dagli agricoltori, specie nelle zone interne.

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