Soffrono la crisi causata dalla pandemia; infatti, in un anno, sono passate da quota 210.402 mila a 207.991. Sono le aziende a conduzione femminile registrate per il 2020 da Unioncamere, con un calo di 2.411 imprese, l’1,15%. A evidenziare il quadro della situazione è l’associazione Donne in Campo, di Cia-Agricoltori Italiani, che sottolinea quanto queste aziende siano, in realtà, le più impegnate nella sicurezza alimentare e nel biologico, nella custodia e nella valorizzazione della biodiversità.“Sono sostenitrici della tutela del paesaggio e del territorio. E’ necessario quindi aiutare queste imprese, impegnate a ricucire gli strappi tra la sostenibilità economica e quella ambientale e sociale”, continua Donne in Campo-Cia. Nell’attività imprenditoriale agricola le donne – evidenzia per parte sua la Coldiretti – hanno dimostrato capacità di coniugare la sfida con il mercato e il rispetto dell’ambiente, la tutela della qualità della vita, l’attenzione al sociale, a contatto con la natura assieme alla valorizzazione dei prodotti tipici locali e della biodiversità. Importante anche la “quota giovane” con quasi 14mila aziende femminili in Italia guidate da ragazze under 35 pronte a salire sul trattore che hanno puntato sull’uso quotidiano della tecnologia per gestire sia il lavoro che lo studio, magari usando lo smartphone per controllare gli animali in stalla nelle pause di studio all’università oppure per gestire on line acquisti e prenotazioni in agriturismo.

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