Il 24 Marzo è la Giornata Europea del Gelato Artigianale, l’unica giornata che il Parlamento Europeo abbia mai dedicato ad un alimento nato per promuovere l’arte gelatiera nel vecchio continente. Un ricorrenza segnata anche quest’anno dalla pandemia che ha condizionato le abitudini di consumo in tutto il mondo penalizzando fortemente le 39mila gelaterie nazionali che danno lavoro a 75mila persone. Il crollo del consumo di gelato artigianale in Italia è del 40% per le chiusure forzate, i limiti agli spostamenti e la paralisi del turismo nazionale e soprattutto straniero.

Va ricordato che nelle gelaterie italiane vengono utilizzati ogni anno – sostiene Coldiretti – ben 220 milioni di litri di latte, 64 milioni di chili di zuccheri, 21 milioni di chili di frutta fresca e 29 milioni di chili di altri prodotti, con un evidente impatto sulle imprese fornitrici impegnate a garantire ingredienti di qualità.

Nei consumi vincono i gusti storici anche se cresce la tendenza ad intercettare le nuove tendenze dei consumatori, dal tradizionale, all’esterofilo, naturalista, dietetico, vegano o le agrigelaterie. Una spinta che ha favorito la creatività nella scelta di ingredienti che valorizzano i primati di varietà e qualità della produzione agroalimentare nazionale, dal gusto di basilico fino al prosecco.

Il termine sorbetto viene dall’arabo sherbet, l’anteato del gelato, ben conosciuto in Sicilia sotto la dominazione araba del IX° secolo d.C. In epoca moderna la storia del gelato risale alla prima metà del XVI secolo nella corte medicea di Firenze con l’introduzione stabile di sorbetti e cremolati nell’ambito di feste e banchetti, anche se fu l’export a fare da moltiplicatore globale, in terra americana con l’apertura della prima gelateria a New York nel 1770 grazie all’imprenditore genovese Giovanni Bosio, e grazie ai gelatieri veneto cadorini in Germania.

Share:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *