Il tema della 53esima edizione dell’Earth Day (la prima nel 1969, si celebra il 22 Aprile) è stato “Investiamo nel nostro pianeta”. Lo scopo è accelerare la lotta al cambiamento climatico. Ognuno può dare un suo personale contributo. Il primo passo da fare è a tavola. Secondo Mapping the European Soy Supply Chain, il report WWF diffuso proprio il 22 Aprile u.s., le coltivazioni di soia stanno prendendo il posto delle foreste, soprattutto in Sud America, causando un grave danno alla biodiversità. Infatti, per far fronte al grande consumo di carne, pesce, uova e latticini a livello globale, la produzione di questa pianta negli ultimi 40 anni è stata quintuplicata. Il legume è infatti ricco di proteine e si presta per essere utilizzato in gran parte come mangime per l’allevamento (oltre 160 miliardi di animali vengono allevati ogni anno). C’è poi la deforestazione tropicale che, secondo i dati Fao, è legata per il 90% all’avanzata dell’agricoltura, soprattutto per pascoli e monocolture. Per questo motivo, il consumo dell’uomo è al 90% indiretto. Il rischio, allerta il Wwf, è soprattutto per l’integrità di Amazzonia, Pantanal e Cerrado.
L’obiettivo dell’Earth Day è perciò accelerare la lotta contro il cambiamento climatico mobilitando governi, cittadini e imprese a fare ciascuno la propria parte, consapevoli della situazione. Come hanno ricordato gli scienziati climatici delle Nazioni Unite l’ultimo rapporto “Ipcc”, bisogna agire ora o mai più per contenere la febbre della Terra a +1,5 gradi rispetto al periodo preindustriale.
Si pensi che ancor oggi, nel mondo, i sussidi al settore fossile sono stimati in 11 milioni di dollari ogni minuto, per un totale di 5.900 miliardi di dollari in un anno.
Ma in questo quadro grigio si intravede anche un po’ di luce. Sono 441mila, secondo il rapporto GreenItaly della Fondazione Symbola e di Unioncamere, le imprese italiane che negli ultimi cinque anni hanno scommesso sulla green economy e sono 3,1 milioni i green jobs. Difendere l’ambiente è una grande occasione.

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