All’ingrosso 1kg di vongole veraci 15€, al dettaglio 20€. Lo denuncia Cia-Agricoltori Italiani, dopo la morìa di mitili nelle lagune del Delta del Po, dove si concentra la quasi totalità degli allevamenti di vongole veraci del Paese. Si tratta di un balzo del 40% rispetto al 2021, mentre i consumi calano del 50%.

Il fenomeno si chiama “anossia”, noto anche come “acqua bianca”, ed avviene a seguito della decomposizione della sostanza organica da parte dei batteri che consumano tutto l’ossigeno. Quando le alghe marciscono, infatti, liberano sostanze tossiche che fanno sbiancare l’acqua causando l’anossia (mancanza di ossigeno) sia per il pesce che per le vongole. Se i primi possono velocemente spostarsi, per i molluschi non c’è scampo.  “Così le cozze non ce la fanno più ed hanno cominciato a morire”, lamentano gli operatori locali. Ricordiamo che la Sacca degli Scardovari nel Delta rodigino del Po, ha una superficie di circa 3.200 ettari ed una profondità media tra 1,5 e i due metri e produce attorno ai 30.000 quintali di cozze, 1300 quelle DOP.  E, in termini occupazionali, è la più grande azienda dell’intera provincia di Rovigo. Infatti la OP “Consorzio Cooperative Pescatori del Polesine” ha un giro d’affari tra i 50 e i 60 milioni di euro all’anno.

Con il caldo anomalo di questi ultimi mesi si stima un 35% di molluschi morti negli specchi d’acqua stretti fra il Delta del Po e l’Adriatico, habitat ideale per la vongola verace che dal Polesine arriva, poi, sulle tavole di tutti gli italiani. La morìa dei molluschi bivalvi è causata dal proliferare delle alghe a seguito di alte temperature e siccità, che determina il fenomeno delle “acque bianche”.

Più in generale, cioè in tutto il Delta, le aziende sono 1500 per una produzione di circa 95mila ton. annue (dato PescAgri-Cia), che sottolineano il rischio di mancati redditi per decine di milioni. Le altissime temperature di maggio e giugno insieme alla portata ridotta di Po e Adige hanno messo in crisi tutti gli operatori, gettando ombre sul futuro dell’acquacoltura nazionale. Danno anche per il settore della ristorazione, che nell’alta stagione si vede costretto a ritoccare i listini. Il primo piatto condito col mollusco più amato dagli italiani si attesta ormai sui 14 euro in media, dagli abituali 12.

Il comparto va, dunque, tutelato per evitare che la contrazione produttiva porti a un aumento dell’import da Grecia o Turchia, andando incontro all’85% dei consumatori italiani che ha dichiarato di preferire prodotto ittico allevato in Italia, proprio perché nessun Paese può competere con la serietà dei nostri controlli, che rendono il prodotto costantemente tracciato.

Share:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *