Da una recente analisi di Nomisma, la nota società di ricerche di mercato bolognese, emerge che gli USA posizionano l’Italia al primo posto per l’origine di qualità dei prodotti alimentari, anche quando si parla di biologico; tanto che 8 persone su 10 sono disposte a pagare un prezzo più alto per avere la garanzia del Made in Italy nel BIO, specie per vino, olio extra-vergine e pasta. Non solo USA potremmo dire però: nel 2020, sui mercati internazionali, le vendite di prodotti agroalimentari tricolori BIO hanno raggiunto i 2,6 miliardi/euro, ossia l’8% in più rispetto al 2019, una crescita maggiore rispetto all’export agroalimentare nel suo complesso, attestatosi al +3,5%. Un’escalation ben evidente nel lungo periodo, il decennio, che stacca un significativo +149%, oltre un terzo del quale (+38%) è rappresentato dall’export di vino. Dati questi che spiegano la scelta di molte realtà produttrici a riorientare la propria offerta produttiva in chiave di vino biologico, considerato il gradimento del mercato e la possibilità di spuntare prezzi remunerativi. È l’esempio della Cantina cooperativa Valpolicella di Negrar “Domini Veneti” (VR).  Come ricorda l’enologo e suo DG, Daniele Accordini, un anno e mezzo fa annunciavamo il potenziamento dello staff tecnico a favore dei soci viticoltori bio, al tempo una ventina di aziende per 77 ha di vigneti. Oggi i viticoltori soci bio sono 36 e gli ettari 139, tra certificati e in conversione; siamo il più grande produttore di vini biologici in area Valpolicella Classica.

Come ci siete riusciti?

Non è stato il miraggio di un guadagno superiore. Ma il fatto di  poter contare sulla presenza di tecnici di campagna che accompagnano i soci nella coltivazione della vigna, suggerendo loro ogni giorno e per singolo vigneto le pratiche colturali da adottare in base agli indici climatici. Aiutano poi ad espletare le attività burocratiche, come la compilazione del quaderno elettronico di campagna e assistono nei controlli periodici effettuati degli enti certificatori.

Non solo assistenza ma anche formazione quindi…

Certo. Innalzare il livello di professionalità dei viticoltori per noi significa formazione continua e nuovi investimenti sulle persone, un impegno che si traduce in garanzia per il consumatore, che chiede sempre più prodotti biologici garantiti e certificati di livello paragonabile a quelli convenzionali.

In concreto?
Vini di qualità sempre maggiore. Ad esempio, l’ultimo nato, il Valpolicella Superiore Ripasso Doc Classico Biologico, insieme agli altri due vini bio, Amarone e Valpolicella, vengono prodotti con uve di vigneti certificati situati in alta collina, dove solitamente il clima è più asciutto e ventilato, e terreni inclinati che drenano meglio la pioggia. I vigneti sono interamente inerbiti. Per il Ripasso poi, le uve vengono vinificate fresche per la produzione di Valpolicella Superiore; la seconda fermentazione, il ripasso a contatto diretto con le vinacce dell’Amarone, dura 15 giorni per conferire corpo, alcolicità e complessità ad un vino ormai amato in tutto il mondo.

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