Sono giorni decisivi per il futuro delle nuove biotecnologie in agricoltura. Entro il prossimo 30 aprile, la Commissione europea presenterà infatti uno studio sullo status delle nuove tecniche di miglioramento varietale all’interno del quadro giuridico dell’Unione. Questo studio dovrà chiarire i dubbi lasciati dalla sentenza della Corte di Giustizia Ue del 2018 che non effettua una distinzione netta fra transgenesi – con lo spostamento di geni da una specie all’altra – e mutagenesi, che al contrario non fa altro che intervenire all’interno del patrimonio genetico di una pianta, accelerando processi che avverrebbero anche in natura. Così si è espresso l’on. Paolo De Castro, alla commissione Agricoltura del Parlamento europeo, in un confronto web, con esperti e ricercatori, al fine di riaccendere i riflettori su una questione che si trascina da anni, certamente delicata ma non più rinviabile. Per De Castro “un chiarimento di questa differenza fondamentale, aprirebbe ai nostri agricoltori un’ulteriore possibilità nella transizione verso sistemi produttivi sempre più sostenibili. Se infatti vogliamo essere seri in merito agli ambiziosi obiettivi del Green Deal e delle Strategie Farm-to-Fork e Biodiversità, senza dissipare il potenziale produttivo europeo, dobbiamo offrire ai nostri agricoltori valide alternative all’utilizzo di fitofarmaci, di fertilizzanti e di altri input produttivi: queste alternative non possono prescindere dalla innovazione tecnologica, in tutte le sue declinazioni, che vanno dall’agricoltura di precisione, alla nuova biotecnologia sostenibile”. “Ci auguriamo che questo sia solo il primo passo di un continuo confronto tecnico-scientifico tra responsabili decisionali e stakeholder, che porti a una nuova normativa specifica sulle biotecnologie sostenibili, che tenga in considerazione la differenza fondamentale rispetto agli Ogm tradizionali”.

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